Maxi-sanzione a Uber, sotto accusa per avere nascosto un attacco hacker. Uber Technologies ha raggiunto un patteggiamento nei 50 Stati americani e nel District of Columbia in base al quale pagherà 148 milioni di dollari per avere intenzionalmente nascosto un’intrusione di hacker nel 2016. Per legge, il gruppo che offre un servizio alternativo al taxi tradizionale avrebbe dovuto comunicarlo.
Nel novembre 2017, Uber disse di avere pagato 100mila dollari a pirati informatici per coprire un incidente di cyber-sicurezza risalente al novembre 2016 e in cui furono rubati i nomi, gli indirizzi email e i numeri di telefono di 57 milioni tra clienti e autisti nel mondo. Del totale, 7,7 milioni erano autisti. Anche le targhe di 600mila guidatori di Uber finirono nelle mani degli hacker.
Sul sito del gruppo, l’avvocato Tony West ha riconosciuto “errori passati” da cui “abbiamo imparato per andare avanti”. Barbara D. Underwood, il procuratore generale dello Stato di New York, ha parlato di un patteggiamento “record” di questo tipo che “invia un messaggio chiaro: abbiamo zero tolleranza per coloro che violano la legge e lasciano le informazioni di consumatori e dipendenti vulnerabili per essere sfruttati”. Solo all’Empire State andranno 5,1 milioni di dollari del totale. In base al patteggiamento, Uber dovrà adottare migliori pratiche per la notifica di violazioni di hacker e ricorrere a un programma di integrità aziendale con cui i dipendenti potranno comunicare errori umani; inoltre un soggetto terzo indipendente dovrà essere reclutato per giudicare le pratiche per la sicurezza dell’azienda.