L’attesa sanzione a Facebook da parte della Federal Trade Commission (FTC) tra i 3 e i 5 miliardi di dollari, per quanto possa sembrare salata, è come se fosse “una multa per parcheggio irregolare più che per velocità”, sostiene Kara Swisher sul New York Times. Secondo la giornalista, occorrerebbe sanzionare Facebook “con una multa maggiore se davvero si vuole impedire al social di violare la privacy degli utenti”.
“Aggiungi uno zero alla sanzione attesa e allora si può iniziare a parlare” ha detto a Kara Swisher Scott Galloway, professore di marketing presso la New York University. Per Galloway la FTC dovrebbe applicare “l’algebra della deterrenza”: ossia comminare una sanzione davvero esemplare, davvero la maximulta del secolo, che costringa Facebook a non violare più la privacy degli utenti, una violazione che avviene costantenente, nonostante le continue parole di scusa (meglio lacrime di coccodrillo) di Mark Zuckerberg.
Infatti 3-5 miliardi di dollari di multa sono davvero troppo pochi per Facebook, che ha chiuso il solo primo trimestre 2019 con ricavi in aumento del 26% a 15,08 miliardi di dollari. Anche per l’irrisoria cifra il suo titolo è aumentato in modo significativo dopo la notizia della sanzione in arrivo.
La FTC ha acceso un faro sullo scandalo Cambridge Analytica, esploso nel marzo 2018 e sta valutando se è stato violato un accordo vincolante siglato nel 2011 con Facebook denominato ‘consent decree’ secondo cui gli utenti devono sempre essere avvisati sull’eventuale uso dei propri dati personali che può avvenire solo con il loro consenso.
Per lo scandalo Cambridge Analytica, Facebook non ha impedito che i dati di 87 milioni di utenti (214 mila in Italia) del social network finissero impropriamente nei server della società inglese di analisi di big data e utilizzati per scopi politici. Molto probabilmente sono stati usati nella campagna elettorale di Donald Trump determinando anche l’esito elettorale, perché Cambridge Analytica è di proprietà di Robert Mercer, il miliardario che ha finanziato Trump, e che ha minacciato moltissime volte il quotidiano Observer e la giornalista Carole Cadwallard, per impedire che venisse pubblicata la notizia.