Nel Lazio chi da domani si recherà da un parrucchiere o in un ristorante sarà schedato per 30 giorni. In altre Regioni nomi e numeri di telefono saranno conservati solo per 15 giorni. Il fatto è che anche se possiamo uscire di casa non siamo ancora usciti dal mondo Covid-19. Questo vuol dire in concreto che il nostro parrucchiere dovrà segnare nome e cellulare di ogni cliente per la semplice ragione che se una persona dovesse risultare contagiata dovrà avvertire tutti coloro che quel cliente potrebbe avere incrociato nel suo negozio oltre a provvedere ad un controllo per se stesso.
Il tracciamento dei casi di nuovo contagio sarà strategico nella fase di convivenza con il coronavirus e la schedatura appare come inevitabile. Già, ma la privacy? In realtà è bene sapere che la raccolta dei dati dei clienti non infrange la legge. Le norme europee sulla privacy obbligano chi raccoglie i dati a tenerli per sé e a non divulgarli ma non vieta di raccogliere informazioni che il cliente concede di sua volontà.
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Tanto è vero che accade abbastanza spesso che i negozianti o le catene di distribuzione chiedano i nostri dati personali con la scusa di organizzare una campgna di sconti o di distribuire una carta fedeltà.
Ma si potrà rifiutare di dare il proprio nominativo al proprio parrucchiere? In teoria si, in pratica non si vede per quale motivo vada negato questo passaggio che potrebbe essere utile alla protezione della nostra salute.
Ovviamente parrucchiere e ristoratore dovranno custodire i dati in modo ordinato e in un luogo accessibile solo a loro perché sono i gestori dei locali a dover gestire la privacy e se dovessero vendere o utilizzare in modo improprio i dati raccolti andrebbero incontro a sanzioni molto dure che in casi gravi diventano durissime.
LA VIGILANZA
Su tutta la materia vigilerà l’Autorità per la Privacy che però finora non ha potuto ancora vedere i testi del decreto e delle ordinanze delle singole Regioni. Ordinanze che sono fresche di inchiostro. Ecco cosa prevede il lazio, ad esempio, per i parrucchieri. Innanzitutto dovranno lavorare solo su prenotazione mantenendo l’elenco delle presenze per un periodo di 30 giorni, nel rispetto delle norme sulla privacy. L’ordinanza prevede che in fase di prenotazione, il gestore provvederà ad informare il cliente circa la necessità di osservare le misure di igiene personale prima di recarsi al locale per il trattamento.
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Nel dettaglio, si legge nell’ordinanza regionale, «la permanenza dei clienti all’interno dei locali è consentita limitatamente al tempo indispensabile all’erogazione del servizio o trattamento. Quindi va consentita la presenza contemporanea di un numero limitato di clienti in base alla capienza del locale». Andranno riorganizzati gli spazi per assicurare il mantenimento di almeno 1 metro di separazione sia tra le singole postazioni di lavoro, sia tra i clienti. La Regione lazio,, però sottolinea di ritenere più opportuno di mantenere una distanza di almeno 1,5 metri tra le postazioni. Ogni cliente inoltre dovrà accedere ai locali da solo senza incrociare nessuno.
Nel caso di clienti che necessitano di assistenza, come minori o disabili, «è consentita la presenza di un accompagnatore, da comunicare in fase di prenotazione. Le persone conviventi (e in generale le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale) – spiega ancora il documento della Regione Lazio – possono stare a una distanza inferiore da quella indicata per gli altri clienti; detto ultimo aspetto afferisce alla responsabilità individuale. Dove possibile, devono essere consegnati ai clienti all’ingresso sacchetti monouso per raccogliere gli effetti personali (ad esempio la borsa oppure gli occhiali) da restituire al completamento del servizio. È obbligatorio l’utilizzo di camici monouso o il cambio divisa ad ogni turno».
Fonte:www.ilmessaggero.it