Le autovetture stanno diventando sempre più intelligenti, e secondo le previsioni entro il 2026 il 100% dei nuovi veicoli sarà connesso a Internet, ma con gli automobilisti in grado di riversarvi i propri dati attraverso telefoni cellulari tramite Bluetooth e app, di pari passo le auto diventano sempre più anche miniere di informazioni personali.
In un sondaggio condotto dall’associazione di consumatori inglese “Which?” su oltre 14.000 conducenti che hanno venduto la propria auto negli ultimi 2 anni, è emerso che prima di consegnare le chiavi al loro acquirente, quattro automobilisti su cinque (79%) non hanno seguito le istruzioni fornite dalle case costruttrici per cancellare tutti i dati memorizzati riportando l’auto alle impostazioni di fabbrica.
Le informazioni che questi automobilisti trasmettono con leggerezza alle persone che acquistano le loro auto usate includono spesso l’elenco completo dei contatti presenti nella rubrica ed i relativi numeri di telefono, indirizzi di casa, account email, messaggi, cronologie delle posizioni Gps, e perfino i dati della rete Wi-Fi delle loro abitazioni.
Infatti, il 54% degli intervistati ha affermato di aver sincronizzato uno smartphone con l’auto tramite Bluetooth o connettendosi tramite un cavo Usb per riprodurre la propria musica preferita, memorizzare i loro contatti, scrivere sms, ottenere informazioni sul traffico e sulla navigazione in tempo reale, e per effettuare chiamate in vivavoce o inviare messaggi.
(Nella foto: Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy)
Quasi un terzo degli intervistati (31%) non ha però intrapreso alcuna azione per rimuovere le informazioni personali che aveva condiviso con la propria auto, consegnando di fatto i propri dati a qualcuno che non conosce. Infatti, la semplice eliminazione dell’app su un telefono non interrompe il collegamento, e se prima di vendere la propria autovettura non si effettua la disconnessione dell’account e una corretta cancellazione dei dati che vi erano stati scaricati, il successivo proprietario potrà potenzialmente accedere a tutte quelle informazioni.
Essendo dotate di veri e propri sistemi operativi, di connessione al web, e di hard disk con memoria in grado di raccogliere fino a 25 gigabyte di dati, le strumentazioni delle macchine più moderne devono pertanto essere trattate allo stesso modo di pc, smartphone, tablet o altri dispositivi connessi riguardo alla sicurezza dei dati e alla tutela della privacy.
di Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy (Nòva Il Sole 24 Ore, 22 giugno 2020)