Facebook non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero. e allora, la cancellazione del proprio profilo senza alcuna motivazione da parte della società deve essere risarcita. Lo mette nero su bianco il tribunale di Bologna con ordinanza del 10 marzo con la quale Facebook Ireland Limited viene condannata a riparare i danni subiti da un professionista, titolare di pagina che recava come account il proprio nome e cognome, al quale erano collegate 2 pagine di collezionismo e storia militare.
Di punto in bianco profilo e pagine, poco più di un anno fa, erano state rimosse, senza che dalla società venisse mai fornita spiegazione. Anzi, da parte di Facebook veniva precisato di avere distrutto tutta la documentazione relativa al contratto , non essendo quindi più nelle condizioni di verificare i motivi della rimozione e neppure di ripristinare l’account. A giustificazione, Facebook ha sostenuto l’eliminazione definitiva andava in realtà ascritta alla negligenza del professionista che aveva aspettato 7 mesi per iniziare il procedimento.
Posizione censurata dal la Seconda sezione civile bolognese perchè la cancellazione non era imposta da alcuna esigenza oggettiva, trattandosi di dati immateriali, facilmente conservabili, almeno per un certo periodo. La distruzione è invece, sottolinea l’ordinanza, testimonianza di una condotta contrattuale scorretta, perchè non permette di ricostruire l’andamento del rapporto, mettendo in pratica «un comportamento negoziale palesemente contrario ai doveri di buona fede e correttezza.
Quanto alla rilevanza del danno, l’ordinanza ricorda che l’esclusione dal social network, con la distruzione della rete di relazioni frutto di un lavoro di costruzione durato, in questo caso, 10 anni «è suscettibile dunque di cagionare un danno grave, anche irreparabile, alla vita di relazione, alla possibilità di continuare a manifestare il proprio pensiero utilizzando la rete di contatti sociali costruita sulla piattaforma e, in ultima analisi, persino alla stessa identità personale dell’utente, la quale come noto viene oggi costruita e rinforzata anche sulle reti sociali»
Un danno che non si può certo rimediare creando un nuovo profilo personale e nuove pagine, visto che resta evidente la perdita della rete di relazioni, «la quale viene costruita dagli utenti del social network con una attività di lungo periodo e non semplice». danno il cui risarcimento viene quantificato dal tribunale in 10.000 euro per il profilo e in 2.000 euro per ciascuna delle 2 pagine cancellate.
Fonte: Il Sole 24 Ore del 17 marzo 2021