Circa venti funzionari infedeli dipendenti dell’Agenzia delle Entrate belga (SPF Finances) trafugavano dati personali dei contribuenti e rivendevano le informazioni ad un’agenzia di investigazioni private e ad un’altra società a questa collegata. Come ha ammesso uno degli indagati durante gli interrogatori delle autorità, i dati di ciascun contribuente venivano venduti ad appena 0,25 euro, ma nel complesso l’attività illecita era decisamente remunerativa fruttando circa tremila euro al mese che venivano pagati rigorosamente in contanti al dipendente disonesto che fungeva da “talpa” passando le informazioni all’esterno.
Il commercio di dati personali riguardava le dichiarazioni fiscali, le informazioni patrimoniali e quelle successorie, utili quindi a determinare l’importo e la natura dei redditi, l’elenco delle proprietà immobiliari, gli affitti incassati o pagati, i numeri telefonici, quelli dei conti bancari, e delle sanzioni amministrative ricevute dal contribuente.
L’analisi dei computer dei dipendenti incriminati ha confermato adesso i sospetti dell’indagine iniziata nel 2012, rivelando l’esistenza di una vera e propria rete di vendita di informazioni che coinvolge numerosi funzionari statali.
Trai reati contestati ai funzionari dell’agenzia delle entrate vi sono quello di pirateria informatica, violazione del segreto professionale, e quello di corruzione. Per ciò che concerne invece le eventuali sanzioni amministrative, resterà da vedere se e in quale misura l’autorità per la protezione dei dati personali belga (Gegevensbeschermingsautoriteit) contesterà violazioni del Gdpr.
Come riferisce il giornale belga RTL, gli indagati che il 15 settembre affronteranno il processo rischiano una pena di 12 mesi di reclusione, ma alcuni di loro hanno preferito patteggiare da subito una pena pecuniaria.
Il caso ricorda quanto valore abbiano i dati personali e come il tema della privacy richieda sempre maggiore attenzione, soprattutto in riferimento alla tutela dei cittadini che sono loro malgrado vittime di traffici illeciti delle informazioni che li riguardano e che dovrebbero rimanere riservate.
Fonte: Federprivacy