Un recente Studio su intelligenza artificiale e sviluppo urbano (Artificial Intelligence and Urban Development ) ci propone il tema dell’intelligenza artificiale applicata alle c.d. smart cities (o città intelligenti). Benché non esista una definizione univoca di città intelligente, il termine si riferisce in generale a un insieme integrato di iniziative volte a utilizzare le tecnologie digitali, compresa l’IA, per migliorare il benessere e la qualità della vita. Non tutte le città intelligenti sono necessariamente basate sull’IA, anche se lo sono in genere le più avanzate.
(Nella foto: Marco Soffientini, avvocato esperto di protezione dati. E’ Data Protection Officer di Federprivacy)
Tuttavia, il concetto di città intelligente è più ampio rispetto a quello di città digitalizzata, in quanto implica la presenza di meccanismi atti a “disciplinare” gli sviluppi tecnologici, come la partecipazione dei cittadini.
L’applicazione dell’IA al contesto urbano può fornire numerose soluzioni in diversi settori, che vanno dal miglioramento della gestione urbana e del sostegno al processo decisionale, al lancio di servizi nuovi o migliorati per i cittadini e alla creazione di nuove opportunità economiche. Pertanto, l’IA all’interno delle città intelligenti può esercitare un impatto di vasta portata in numerosi ambiti di applicazione, molti dei quali risultano fondamentali per la gestione delle città e lo sviluppo urbano e comprendono (sebbene non esclusivamente): amministrazioni locali, sanità, sicurezza, mobilità ed energia.
Tuttavia, la sua applicazione nell’ambito dello sviluppo urbano è caratterizzata da una serie di rischi, in parte condivisi da altre tecnologie digitali. In primo luogo, la gestione di dati personali comporta rischi per la sicurezza e la vita privata. I rischi correlati alle prestazioni, invece, riguardano il cosiddetto effetto “scatola nera” creato dagli algoritmi di IA ad autoapprendimento, che può generare o riprodurre pregiudizi e condurre a decisioni sbagliate. Altri rischi contemplati sono di natura economica, come il controverso effetto di spiazzamento dell’IA ossia la perdita di posti di lavoro dovuta all’automazione a fronte dell’effetto netto di creazione di posti di lavoro a seguito di nuove attività economiche e distruzione creativa.
Per sfruttare al massimo il potenziale dell’IA rispettando al contempo la privacy delle persone, lo studio propone alcuni indirizzi operativi: un’attenta cooperazione tra le istituzioni; lo sviluppo di politiche e pratiche focalizzate su una precisa regolazione dell’accesso ai dati e della loro condivisione; un puntuale e tempestivo adeguamento dei quadri giuridici e regolamentari; lo sviluppo di competenze e capacità adeguate (anche in chiave data protection) da parte dei soggetti chiamati a gestire lo sviluppo e la governance dei processi e delle tecnologie connessi alle città intelligenti.
In conclusione, l’intelligenza artificiale a fronte dei vantaggi che può comportare presenta specifici rischi collegati soprattutto alla capacità di raccogliere, elaborare e trasformare immense quantità di dati, sfruttando anche le sinergie con altre tecnologie come ad esempio Big Data, cloud, Internet delle cose.