Arriva una prima multa per Facebook dopo lo scandalo di Cambridge Analytica che ha violato i dati di 87 milioni di utenti del social media nel mondo. E a infliggerla è il Regno Unito. Secondo l’Information Commissioner’s Office (Ico), l’authority britannica sulla privacy e i dati, la piattaforma social di Mark Zuckerberg ha violato la legge non tutelando gli utenti. E la sanzione è pesante: mezzo milione di sterline, pari a 663mila dollari. È la massima multa prevista dalla legislazione della Gran Bretagna per questo tipo di infrazioni.
L’Ico, che tradizionalmente non divulga le sue conclusioni, ha detto di averlo fatto per sollecitare l’interesse dell’opinione pubblica su questa materia, annunciando la decisione dopo la mezzanotte a Londra. E ora i risultati della valutazione giuridica dell’Ico tracciano un solco nel quale si potrebbero inserire anche le autorità statunitensi che stanno indagando sullo stesso scandalo: l’Fbi, la Federal Trade Commission (Ftc) e la Security and Exchange Commission (Sec).
In una nota, Facebook ha ammesso che avrebbe dovuto “fare di più per indagare sulle richieste di Cambridge Analytica e agire nel 2015”, secondo quanto rimarcato dalla responsabile della privacy Erin Egan. “Abbiamo lavorato a stretto contatto con l’Ico nell’ambito dell’indagine su Cambridge Analytica – ha sottolineato la Egan – così come con le altre autorità Usa e di altri paesi”. Egan è subentrata appena un mese fa a Elliot Schrage, che è stato travolto dallo scandalo. E anche Cambridge Analytica, che ha ha utilizzato i dati per influenzare elezioni in alcuni Paesi a partire dalla presidenziali Usa nel 2016, ha pagato cara la vicenda, finendo in bancarotta negli Stati Uniti.
Secondo Elizabeth Denham, il commissario Ico, Facebook avrebbe dovuto spiegare agli utenti perchè sono stati presi di mira da particolari spot o messaggi elettorali. “Da parte di Facebook è mancata la sufficiente trasparenza che consentisse agli utenti di capire come e perchè siano stati presi di mira da un partito politico o da una campagna”, ha scritto la Denham.
Fonte: Repubblica