Sette associazioni di consumatori in Europa sono pronte a denunciare Google ai rispettivi garanti nazionali perché con il suo sistema di geolocalizzazione degli utenti non rispetterebbe le nuove regole Ue sulla privacy. Lo rende noto l’associazione ombrello europea dei consumatori Beuc, di cui fanno parte la Forbrukerradet (Norvegia), Consumentenbond (Olanda), Ekpizo (Grecia), dTest (Repubblica ceca), Zveza Potrosnikov Slovenije (Slovenia), Federacja Konsumentow (Polonia) e Sveriges Konsumenter (Svezia).
Secondo un rapporto dell’organizzazione norvegese Forbrukerradet, il gigante tech raccoglie i dati geolocalizzati dei suoi utenti – luoghi di vacanza, bar, spostamenti giornalieri – tramite le funzioni ‘storico delle posizioni’ e ‘attività sul web e applicazioni’, che fanno parte integrante degli account Google. Queste vengono attivate con sotterfugi o in modo poco chiaro, senza che l’utente ne sia veramente cosciente o informato o gli venga data una vera scelta. (NDR: per approfondimenti si veda l’articolo del 3 aprile 2018 di Nicola Bernardi “Basta un click e Google Maps vi pedina ovunque andate”)
Il problema riguarda soprattutto gli smartphone che funzionano con Android, in quanto viene richiesto di avere un account Google per poterli utilizzare. Per le associazioni dei consumatori queste pratiche non rispettano il regolamento Ue Gdpr in quanto Google non ha una base giuridica per trattare i dati, oltre al fatto che gli utenti non sono liberi di dare o meno il loro consenso né c’è un ‘interesse legittimo’ a farlo da parte della società tech visto il carattere intrusivo di questa operazione sulle libertà personali degli utenti.
“Le pratiche ingannevoli di Google contraddicono la lettera e lo spirito del regolamento” Ue sulla tutela dei dati personali, “è inaccettabile che le imprese fingano di rispettare la legge quando in realtà la aggirano”, ha dichiarato la direttrice del Beuc Monique Goyens, ritenendo “la situazione più che allarmante” in quanto “gli smartphone sono utilizzati per spiare i nostri minimi gesti”. Da qui la decisione di ricorrere alle autorità nazionali competenti per la tutela della vita privata: “vogliamo mettere fine allo sfruttamento dei consumatori e forzare i giganti del web ad assumersi le loro responsabilità”, ha concluso Goyens.
Fonte: Ansa